Ricostruzione del seno con protesi e tessuti autologhi
La ricostruzione del seno è possibile unendo le protesi con il tessuto autologo del paziente? La risposta è sì. Vediamo insieme come.
Ricostruzione del seno con protesi e tessuti autologhi
Le principali metodiche per affrontare la ricostruzione del seno dopo un intervento di mastectomia sono tre: ricostruzione tramite protesi, senza protesi e unendo tessuti autologhi del paziente (che cioè vengono dal proprio corpo) a protesi. Questa terza tipologia di operazione chirurgica può, in alcuni specifici casi, essere la via migliore per avere un seno di nuovo tonico, solido e naturale.
Questa strategia di intervento non è nuova, anzi: ha la bellezza di circa trent’anni. Nonostante questo, comunque, la sua storia ci parla di alcuni suoi alti e bassi piuttosto rilevanti. Negli anni Novanta infatti, questa particolare tipologia di intervento era stata quasi completamente abbandonata dai medici. Ultimamente, invece, essa è tornata alla ribalta in modo prepotente, ponendola di fatto come una delle più valide alternative mediche.
Come avviene la ricostruzione del seno con protesi e tessuti autologhi
Se il medico chirurgo decide di optare per questa soluzione lo farà prelevando la cute dal dorso della paziente e precisamente dal lembo di gran dorsale. Una volta inserita la protesi, essa verrà completamente ricoperta da alcuni tessuti ben irrorati, a prezzo però di una piccola cicatrice nella zona di prelievo.
Non bisogna preoccuparsi, comunque: basterà inserirla in una zona del corpo poco visibile e il risultato potrà essere altamente soddisfacente. Non tutte le cicatrici, infatti, possiedono la stessa qualità: alcune possono essere di una qualità così elevata da risultare appena percettibili all’occhio umano. In ogni caso sarà cura del medico spiegare bene al paziente dove la cicatrice verrà a crearsi: in questo modo non ci saranno cattive sorprese per chi si sottopone a questo intervento.
Anche in questo caso, comunque, il tutto verrà deciso dall’occhio esperto e sapiente del medico curante che attraverso la visita preoperatoria potrà valutare serenamente quale sia la soluzione migliore. Come abbiamo visto, le strade da battere sono tre e ognuna presenta degli innegabili punti di forza. Starà al chirurgo, concordemente col paziente, scegliere la via più funzionale.